
Ti ricordi quei pomeriggi negli anni ‘90 senza internet? Vabbè, anche se ci fosse stato, non ci sarebbe stato poi molto da fare, soprattutto per un bambino. In quei pomeriggi infiniti, quando non avevi giochi nuovi e la PlayStation era fuori uso, l’unica vera alternativa ai compiti era accendere il computer e rifugiarsi nei classici di Windows 95 e 98: Pinball, Campo Minato e Solitario. Io adoravo il solitario. Ci ho passato un sacco di tempo, anche negli anni successivi, quando internet era ormai ovunque e i forum cominciavano a riempirsi di gente. Lo trovavo rilassante, un piccolo spazio tutto mio in cui il tempo sembrava rallentare.
Credo di aver ereditato questa abitudine da mio padre. Passava pomeriggi interi a giocarci, e a volte si addormentava davanti al monitor, con il mouse ancora stretto in mano. C’era qualcosa di buffo e familiare in quella scena, e ogni volta che oggi apro un solitario mi torna in mente quell’immagine, come una fotografia che non si cancella.
Occlude mi ha riportata proprio lì, in quell’atmosfera tranquilla e un po’ ipnotica, ma con un’anima più oscura. È un solitario, sì, ma non quello che apri per rilassarti cinque minuti. Riprende le regole del Freecell, il tipo di solitario in cui sono sempre stata disastrosamente scarsa, e ci costruisce intorno un mondo più profondo, dove ogni carta sembra avere un peso, e ogni scelta diventa parte di qualcosa di più grande.
Il solitario che vuole metterti alla prova
Occlude prende la struttura del Freecell e la rielabora con qualche variazione che la rende più interessante. Sul tavolo ci sono otto colonne di carte distribuite in modo casuale. Il tuo compito è spostarle da una colonna all’altra seguendo una logica molto precisa: puoi muovere una sola carta alla volta, e solo se quella di destinazione appartiene allo stesso seme e ha un valore immediatamente superiore o inferiore.
Facciamo un esempio. Se hai un quattro di fiori e davanti a te c’è un cinque o un tre di fiori, puoi spostare la carta su quella colonna. Se invece c’è un sei di picche o un sette di cuori, non si muove nulla. Puoi anche mettere una carta in una colonna vuota, utile quando serve liberare spazio per riorganizzare il mazzo, ma ogni movimento va pensato con calma: un singolo errore può bloccarti più avanti.
Alla tua sinistra ci sono le fondazioni, dove devi portare le carte per completare la partita. A differenza del solitario classico, qui ogni seme ha due mazzi base: uno con l’asso già scoperto e uno con il re. Le fondazioni degli assi si costruiscono in ordine crescente, quelle dei re in ordine decrescente. L’obiettivo è spostare tutte le carte del tavolo verso le fondazioni corrette, fino a svuotare completamente il tableau.
In più ci sono due spazi jolly in cui puoi parcheggiare temporaneamente due carte, un po’ come una sosta veloce per riorganizzare il traffico sul tavolo. Non ci sono carte coperte o mazzi da pescare, quindi hai sempre tutto sotto controllo. Ogni informazione è davanti ai tuoi occhi, e in teoria potresti calcolare la strada per la vittoria già all’inizio della partita. In teoria, appunto. Poi la realtà arriva con una mossa sbagliata e ti tocca affidarti al tasto annulla, il migliore alleato per non perdere la calma.

Carte, colpe e redenzione
La vera anima di Occlude si rivela quando scopri che ogni mazzo racconta una storia. Ogni livello è legato a una persona che ha commesso qualcosa di terribile e che, attraverso questo gioco di carte, tenta di cambiare il proprio destino. Per riuscirci deve completare dei rituali, ma le regole non vengono spiegate. Devi scoprirle osservando e interpretando i piccoli indizi che il gioco lascia sul tavolo.
Ci sono quattro monete, una per ogni seme, e ognuna rappresenta una parte del rituale. In base a come le usi o a quali carte associ, il risultato cambia. Puoi marchiare le carte per ricordarti quelle importanti, analizzare ogni mossa, e infine provare a completare la partita. Quando termini un livello, il gioco ti racconta un breve epilogo che varia in base al numero di carte giuste piazzate, regalando sempre un frammento di storia nuovo.
È un modo originale per dare spessore a una partita di solitario. Non giochi solo per vincere, ma per capire. Ogni run diventa un piccolo esperimento mentale in cui l’intuizione conta quanto la logica.
L’atmosfera giusta per perdersi
Occlude sa come costruire un ambiente. L’interfaccia è essenziale, ma le luci soffuse e la colonna sonora creano un senso di tensione costante. La musica è lenta, quasi spettrale, perfetta per un gioco che mescola calma e inquietudine. Ogni clic ha il suo peso, ogni movimento di carta sembra far parte di un rituale antico.
Non c’è nulla di superfluo. Tutto è pensato per accompagnarti, per farti concentrare e al tempo stesso farti sentire parte di qualcosa di misterioso. Anche le funzioni pratiche, come il tasto annulla che lampeggia quando non hai più mosse, o il riavvio rapido, si integrano perfettamente con il ritmo del gioco. Non interrompono, ma accompagnano.

Una maledizione che non si dimentica
Gli sviluppatori hanno da poco pubblicato un aggiornamento gratuito con nuovi mazzi e regole aggiuntive. È un segno di attenzione che fa piacere, perché Occlude riesce già di suo a essere sorprendentemente longevo. Ogni partita è diversa, ogni rituale un enigma da decifrare, e ogni successo regala una piccola soddisfazione che ti spinge subito verso la successiva.
Occlude è un omaggio ai giochi di carte, ma anche un esperimento riuscito. Prende un passatempo familiare e lo trasforma in qualcosa di denso, simbolico e magnetico. È rilassante e al tempo stesso ipnotico, come se tra le carte ci fosse davvero qualcosa che ti osserva.
